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mercoledì 13 febbraio 2013

I geni della storia:Ettore Majorana,il Genio Scomparso



(Vitaliano Brancati, Minutario)

"Prediligeva Shakespeare e Pirandello." (Edoardo Amaldi, Nota biografica di Ettore Majorana)
Laureatosi in fisica nel 1928, fu tra i più promettenti allievi di Enrico Fermi, sotto la guida del quale si occupò di spettroscopia atomica e successivamente di fisica nucleare. Le sue più importanti ricerche relative a quest'ultima disciplina riguardano una teoria sulle forze che
assicurano stabilità al nucleo atomico: egli per primo avanzò infatti l'ipotesi secondo la quale protoni e neutroni, unici componenti del nucleo atomico, interagiscono grazie a forze di scambio. La teoria è tuttavia nota con il nome del fisico tedesco Werner Heisenberg che giunse autonomamente agli stessi risultati e li diede alle stampe prima di Majorana. Anche nel campo delle particelle elementari egli formulò una teoria che ipotizzava l'esistenza di particelle dotate di spin arbitrario, individuate sperimentalmente solo molti anni più tardi. Nominato professore di fisica teorica all'Università di Napoli nel 1937 per meriti speciali (nomina che lo ferì nell'orgoglio, perché aspirava ad una cattedra a Roma), Majorana scomparve pochi mesi più tardi in circostanze oscure. Fu visto per l'ultima volta imbarcarsi da Palermo su un battello diretto a Napoli, dopo aver lasciato due lettere nelle quali esprimeva l'intenzione di togliersi la vita; poi non se ne seppe più nulla. Numerose ipotesi sono state avanzate sulla sua scomparsa e sulla presunta correlazione di questo evento con i drammatici esiti bellici della ricerca nucleare, ma a tutt'oggi nessuna prova certa ha gettato luce sul mistero.
Nel marzo del 1938 Ettore Majorana si imbarca sul postale Napoli-Palermo, dopo aver espresso in due lettere il proposito di uccidersi. A 32 anni, è il fisico geniale della generazione di Fermi, con cui ha studiato. I maggiori scienziati dell'epoca ne ammirano le straordinarie qualità speculative. Solitario, scontroso, riservato, il giovane Majorana ha le doti per arrivare a risolvere i problemi connessi con l'invenzione dell'atomica. Poi, l'improvvisa scomparsa. I familiari pensano ad una fuga dettata dalla follia, ma a nulla servono le ricerche dei servizi segreti, spronati dallo stesso Mussolini: il corpo non verrà ritrovato.
Majorana è stato davvero ucciso? E' stato rapito? O forse, di fronte alle prospettive d'incubo aperte dalla scoperta dell'atomica nell'Europa di Hitler e Mussolini, ha preferito "scomparire"? Che cosa si nasconde dietro il mistero Majorana?

Ma leggiamo le parole dello stesso Majorana:"Sono nato a Catania il 5 agosto 1906. Ho seguito gli studi classici conseguendo la licenza liceale nel 1923; ho poi atteso regolarmente agli studi di ingegneria in Roma fino alla soglia dell'ultimo anno. Nel 1928, desiderando occuparmi di scienza pura, ho chiesto e ottenuto il passaggio alla facoltà di fisica e nel 1929 mi sono laureato in fisica teorica sotto la direzione di S.E. Enrico Fermi svolgendo la tesi: "La teoria quantistica dei nuclei radioattivi" e ottenendo i pieni voti e la lode. Negli anni successivi ho frequentato liberamente l'Istituto di Fisica di Roma seguendo il movimento scientifico e attendendo a ricerche teoriche di varia indole. Ininterrottamente mi sono giovato della guida sapiente e animatrice di S.E. il prof. Enrico Fermi."

Ora quelle di Amaldi..."Nell'autunno 1927 e all'inizio dell'inverno 1927-28 Emilio Segrè, nel nuovo ambiente che si era formato da pochi mesi attorno a Fermi, parlava frequentemente delle eccezionali qualità di Ettore Majorana e, contemporaneamente, cercava di convincere Ettore Majorana a seguire il suo esempio, facendogli notare come gli studi di fisica fossero assai più consoni di quelli di ingegneria alle sue aspirazioni scientifiche e alle sue capacità speculative. Il passaggio a Fisica ebbe luogo al principio del 1928 dopo un colloquio con Fermi, i cui dettagli  possono servire assai bene a tratteggiare alcuni aspetti del carattere di Ettore Majorana. Egli venne all'Istituto di Fisica di via Panisperna e fu accompagnato nello studio di Fermi ove si trovava anche Rasetti. Fu in quell'occasione che io lo vidi per la prima volta. Da lontano appariva smilzo, con un'andatura timida, quasi incerta; da vicino si notavano i capelli nerissimi, la carnagione scura, le gote lievemente scavate, gli occhi vivacissimi e scintillanti: nell'insieme, l'aspetto di un saraceno....... Fermi lavorava allora al modello statistico che prese in seguito il nome di modello Thomas-fermi. Il discorso con Majorana cadde subito sulle ricerche in corso all'Istituto e Fermi espose rapidamente le linee generali del modello e mostrò a Majorana gli estratti dei suoi recenti lavori sull'argomento e in particolare, la tabella in cui erano raccolti i valori numerici del cosiddetto potenziale universale di Fermi...... Il giorno dopo nella tarda mattinata, si presentò di nuovo all'istituto....... Chiese... di vedere la tabella.... Avutala in mano, estrasse dalla tasca un foglietto su cui era scritta una analoga tabella da lui calcolata a casa nelle ultime ventiquattr'ore, trasformando, l'equazione del secondo ordine non lineare di Thomas-Fermi in una equazione di Ricatti che poi aveva integrato numericamente....."

... e di Laura Fermi:"Majorana aveva continuato a frequentare l'Istituto di Roma e a lavorarvi saltuariamente, nel suo modo peculiare, finché nel 1933 era andato per qualche mese in Germania. Al ritorno non riprese il suo posto nella vita dell'Istituto; anzi, non volle più farsi vedere nemmeno dai vecchi compagni. Sul turbamento del suo carattere dovette certamente influire un fatto tragico che aveva colpito la famiglia Majorana. Un bimbo in fasce, cugino di Ettore, era morto bruciato nella culla, che aveva preso fuoco inspiegabilmente. Si parlò di delitto. fu accusato uno zio del piccino e di Ettore. Quest'ultimo si assunse la responsabilità di provare l'innocenza dello zio. Con grande risolutezza si occupò personalmente del processo, trattò con gli avvocati, curò i particolari. Lo zio fu assolto; ma lo sforzo, la preoccupazione continua, le emozioni del processo non potevano non lasciare effetti duraturi in una persona sensitiva quale era Ettore."

Continua Ettore Majorana, in una lettera alla madre, dopo l'arrivo a Lipsia il 20 gennaio 1933:
"All'istituto di Fisica mi hanno accolto molto cordialmente. Ho avuto una lunga conversazione con Heisenberg che è persona straordinariamente cortese e simpatica."

E in una lettera al padre il 18 febbraio:
"Ho scritto un articolo sulla struttura dei nuclei che a Heisenberg è piaciuto molto benché contenesse alcune correzioni a una sua teoria."

Ed ecco come spiega alla madre la "rivoluzione" nazista:
"Lipsia, che era in maggioranza socialdemocratica, ha accettato la rivoluzione senza sforzo. Cortei nazionalisti percorrono frequentemente le vie centrali e periferiche, in silenzio, ma con aspetto sufficientemente marziale. Rare le uniformi brune mentre campeggia ovunque la croce uncinata. La persecuzione ebraica riempie di allegrezza la maggioranza ariana. Il numero di coloro che troveranno posto nell'amministrazione pubblica e in molte private, in seguito alla espulsione degli ebrei, è rilevantissimo; e questo spiega la popolarità della lotta antisemita. A Berlino oltre il cinquanta per cento dei procuratori erano israeliti. Di essi un terzo sono stati eliminati; gli altri rimangono perché erano in carica nel '14 e hanno fatto la guerra. Negli ambienti universitari l'epurazione sarà completa entro il mese di ottobre. Il nazionalismo tedesco consiste in gran parte nell'orgoglio di razza..... In realtà non solo gli ebrei, ma anche i comunisti e in genere gli avversari del regime vengono in gran numero eliminati dalla vita sociale. Nel complesso l'opera del governo risponde a una necessità storica: far posto alla nuova generazione che rischia di essere soffocata dalla stasi economica."

Quindi la sera del 25 marzo 1938 Ettore Majorana partiva col "postale" Napoli-Palermo, alle 22.30. Aveva impostato una lettera per Carrelli, direttore dell'Istituto di Fisica, e ne aveva lasciato una in albergo indirizzata ai familiari.

Ecco quella a Carrelli:
"Caro Carrelli, Ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è in essa un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti. Anche per questo ti prego di perdonarmi, ma soprattutto per aver deluso tutta la fiducia, la sincera amicizia e la simpatia che mi hai dimostrato in questi mesi.. Ti prego anche di ricordarmi a coloro che ho imparato a conoscere e ad apprezzare nel tuo Istituto.....; dei quali tutti conserverò un caro ricordo almeno fino alle undici di questa sera, e possibilmente anche dopo."

Ecco ora cosa scrisse ai familiari:
"Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero. Se volete inchinarvi all'uso, portate pure, ma per non più di tre giorni, qualche segno di lutto. Dopo ricordatemi, se potete, nei vostri cuori e perdonatemi."

Carrelli non aveva ancora ricevuto la lettera quando un telegramma urgente di Majorana, da Palermo, lo pregava di non tenerne conto. Ebbe poi la lettera e telefonò ai Majorana. 

Gli arrivò poi un'altra lettera di Ettore, da Palermo:
"Caro Carrelli, Spero ti siano arrivati insieme il telegramma e la lettera. Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all'albergo di Bologna, viaggiando forse con questo stesso foglio. Ho però intenzione di rinunziare all'insegnamento. Non mi prendere per una ragazza ibseniana (*) perché il caso è differente. Sono a tua disposizione per ulteriori dettagli."
(*) [tratta da un romanzo del grande Ibsen]

Ed infine come conclude Sciascia sul caso della scomparsa di Ettore Majorana: "....Secondo gli accertamenti della polizia, la sera dello stesso giorno, alle sette, Majorana si imbarcò sul "postale per Napoli; e a Napoli sbarcò l'indomani, alle 5.45. Ma noi abbiamo qualche dubbio: e non nell'ipotesi che si sia gettato in mare nel viaggio di ritorno, ma nell'ipotesi che non sia salito sul piroscafo la sera del 26, a Palermo." Le notizie riportate in questa pagina sono tratte dal libro "La Scomparsa di Majorana", Leonardo Sciascia.

Fonti biliografiche:
L.Sciascia, "La scomparsa di Majorana", Einaudi;
E.Recami, "Il caso Majorana", Di Renzo Editore;
V.Tonini, "Il taccuino incompiuto (Vita segreta di Ettore Majorana)", Armando.

Lo scienziato Ettore Majorana ha inscenato una rappresentazione della fisica quantistica?  Lo scienziato "vivo e morto" ?
Sul numero di novembre 2006 della rivista Newton ( http://newton.corriere.it/ ) l'ultima ipotesi sulla scomparsa di Ettore Majorana.    [ 16-10-2006, by: www.corriere.it - Copyright ]
Tra essere e non essere, tra la vita e la morte, Ettore Majorana trovò forse una terza via, e il 26 marzo 1938 sparì nel nulla, lasciando il mondo intero sospeso nell’incertezza. L’ultima volta venne visto su un traghetto della Tirrenia che da Palermo doveva riportarlo a Napoli, dove era professore di Fisica all’Università. Ma a Napoli non arrivò mai. Oppure fu abile a sparire appena sceso dalla nave, nessuno lo vide più in città. Sulle sue tracce, oltre ai famigliari, si mossero i più abili investigatori dell’epoca. Perché Majorana non era un fisico qualunque. Enrico Fermi, il padre dell’energia nucleare, che fu supervisore di Majorana all’Università di Roma, per descrivere la grandezza del suo genio non esitò a paragonarlo a quelli di Galileo e Newton. Capace di fare a mente in poche ore calcoli che a Fermi stesso costavano settimane di lavoro, Majorana era riservato e introverso, e al tempo stesso tanto sicuro e consapevole delle sue capacità da sembrare spavaldo. Al fratello Luciano, che gli chiese perché pubblicasse in tedesco le sue scoperte, rispose: «Non importa la lingua, tanto siamo in quattro al mondo che possiamo capirci». L’Italia non poteva permettersi di perdere uno scienziato del genere. Mussolini in persona, allora al massimo del suo potere, scrisse di suo pugno: «Voglio che si trovi!». Ma neanche l’ordine di Mussolini bastò a risolvere il mistero. Che ne è stato di quell’uomo magro, di altezza media, carnagione scura e occhi vivaci? Si è suicidato? Ha lasciato l’Italia per crearsi una nuova vita in un paese straniero? Magari in Argentina, dove sembra che sia stato visto da tre testimoni? Oppure in Germania, dove avrebbe messo la sua scienza al servizio dei nazisti? È stato rapito? Oppure si è rinchiuso tra le mura di un convento, lontano dagli uomini che non aveva mai amato e dai quali non si sentì mai capito? Sono passati quasi settanta anni, e tutte le ipotesi restano ancora valide.


LA VITA COME UN ESPERIMENTO

Nelle scorse settimane, il fisico ucraino Olaf Zaslavskii, che ha pubblicato diversi lavori scientifici basati sulle idee di Majorana, ha proposto una nuova ipotesi sulla tragica fine dello scienziato italiano. «Dopo un periodo così lungo non possiamo più aspettarci di scoprire esattamente cosa sia successo a Majorana», dice Zaslavskii. «Forse però possiamo capire qualcosa sul meccanismo che ha scelto per sparire». Secondo il fisico ucraino, Majorana ha fatto perdere le proprie tracce creando un gioco perverso di prove e controprove, di affermazioni e negazioni che non può essere risolto con la logica elementare. Chiunque abbia provato a districare il giallo si è perso nella serie di indizi ambigui e contraddittori seminati volontariamente. Riguardando il quadro da un nuovo punto di vista, però, Zaslavskii ha scoperto che tutto ha un senso: Majorana ha trasformato la sua scomparsa in una rappresentazione macroscopica del sorprendente mondo della meccanica quantistica, il suo campo di ricerca. Un mondo dove l’osservazione determina la realtà fisica delle cose, dove tutto si trasforma in continuazione. dove le particelle elementari  possono contemporaneamente essere e non essere. Dopo la sua scomparsa, aggiunge lo scienziato ucraino, Majorana non è più né vivo, né morto, e solo un’osservazione diretta potrebbe sciogliere il dilemma, proprio come un esperimento scientifico determina le caratteristiche fisiche di una particella. Quell’osservazione, però, non è mai stata fatta.

«MI SUICIDO, ANZI NO»




La sera del 25 marzo 1938, Majorana uscì dalla sua stanza all’Hotel Bologna di Napoli per andare a prendere il traghetto delle dieci e mezza che lo avrebbe portato a Palermo. Sulla scrivania lasciò un biglietto per i suoi [vedi foto in questa pagina]. Nello stesso giorno spedì una breve lettera all’unica persona con cui aveva legato in città, Antonio Carelli, professore di fisica, suo collega all’Università. Il biglietto per la famiglia lascia pochi dubbi sul fatto che Majorana avesse programmato di suicidarsi: «Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero». La lettera a Carelli, invece, è più ambigua: «Ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti». Prima che gli arrivasse la lettera, Carelli ricevette però un telegramma, nel quale Majorana lo pregava di non tenere in considerazione il contenuto della lettera. Infine, sempre a Carelli arrivò una terza lettera, scritta da Majorana il 26 marzo, su carta intestata dell’Hotel Sole di Palermo: «Spero che ti siano arrivati insieme il telegramma e la lettera. Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all’albergo Bologna. Viaggiando forse con questo stesso foglio». Ma al Bologna non arriverà mai. Perché Majorana si augurava che Carelli avesse ricevuto contemporaneamente la lettera, che lasciava presupporre il peggio, e il telegramma, che ritrattava l’intenzione? «Sarebbe stato più logico sperare che il telegramma con la negazione arrivasse prima di una lettera tanto tragica», commenta Zaslavskii. «Eppure Majorana ha esplicitamente espresso la speranza che i messaggi contraddittori fossero arrivati insieme, per testimoniare che due eventi in contraddizione possono coesistere». La tesi del suicidio è in contrasto anche con un altro fatto. Majorana si è imbarcato portando con sé il passaporto e una discreta somma di denaro, pari a qualche mensilità di stipendio. Dettagli che suggeriscono l’idea di una fuga. Allora perché scrivere biglietti ambigui? «Majorana», osserva Zaslavskii «può essersi comportato come una persona che pianifica una fuga per depistare tutti, ma aveva davvero intenzione di suicidarsi». L’ipotesi di Zaslavskii prende sempre più corpo: la fuga e il suicidio, la vita e la morte, hanno la stessa probabilità di esistere, anche se si contraddicono a vicenda. Qualunque sia stato il suo destino, lo scienziato italiano ha fatto di tutto per nasconderlo.

IL PROBLEMA DEL TERZO UOMO
La prova che Majorana abbia fatto il viaggio di ritorno Palermo–Napoli è stata fornita dalla Tirrenia. All’epoca i passeggeri dovevano consegnare un tagliando di controllo al momento dello sbarco, e il tagliando relativo al biglietto di Majorana è stato ritrovato negli uffici della compagnia navale. Resta però la possibilità che qualcuno abbia preso il posto del fisico, sfruttando il suo biglietto. Consultando gli archivi della compagnia si scopre anche che nella stessa cabina assegnata a Majorana, hanno viaggiato anche Vittorio Stazzeri, professore dell’Università di Palermo, e un misterioso inglese di nome Charles Price che nessuno è mai riuscito a rintracciare. In una lettera al fratello di Majorana, Stazzeri disse che non era sicuro che la persona con cui aveva diviso la cabina fosse Majorana, «ma l’uomo che ha viaggiato con me sicuramente non si è suicidato, non prima del suo arrivo a Napoli». Stazzeri inoltre dubita che il terzo uomo fosse inglese, perché «parlava italiano come noi del Sud, e aveva modi rozzi, da commerciante». E allora, chi era? Una soluzione al problema del terzo uomo fu suggerita negli anni Settanta dallo scrittore siciliano Leonardo Sciascia, in un libro dedicato al caso Majorana. Stazzeri, diceva Sciascia, non ha mai parlato con l’uomo che ha poi indicato come Majorana, mentre ha scambiato qualche parola con l’uomo che ha identificato con Price. È quindi probabile che l’uomo silenzioso fosse in realtà Price, mentre la persona con cui ha parlato era davvero un commerciante siciliano che viaggiava al posto di Majorana. C’è però un dettaglio che non convince Zaslavskii: «Stazzeri ha messo in dubbio la nazionalità di Price, ma non che si chiamasse davvero così. Probabilmente i due si sono presentati. Allora come mai l’uomo silenzioso, il vero Price, non ha protestato?». Anche in questo caso, aggiunge lo scienziato ucraino, siamo di fronte a un tranello architettato da Majorana, che, con l’aiuto di un complice, ha nascosto la sua vera identità in ciascuno dei due uomini che hanno viaggiato con Stazzeri. Il vero Price, silenzioso, può aver coperto Majorana che si è presentato a Stazzeri come Price; oppure, Majorana era l’uomo silenzioso, che fingeva di essere il vero Price, mentre il vero commerciante siciliano si presentava come un improbabile inglese. «Majorana ha previsto la confusione che avrebbe creato con il suo gioco», dice Zaslavskii, «e ha messo in piedi una rappresentazione dove ciascun personaggio (se stesso, Price e il commerciante) può essere contemporaneamente tutti gli altri. Una sovrapposizione di stati uguale a quella che si incontra analizzando le particelle con le leggi della fisica quantistica». Non era la prima volta che Majorana «giocava» con le identità. Nei primi anni Trenta, racconta Zaslavskii, «Fermi chiese a Majorana il permesso di informare la comunità scientifica della sua teoria sulle forze nucleari. Lui acconsentì, ma pose come condizione che si indicasse come autore della teoria un vecchio professore di ingegneria elettrica».


L’ULTIMO MISTERO
Tra il mondo microscopico della fisica quantistica e la rappresentazione che ne avrebbe dato Majorana con la sua misteriosa scomparsa c’è però una differenza insuperabile. Nella meccanica quantistica le particelle possono realmente esistere in uno stato indeterminato, in cui due diverse possibilità, anche contrastanti, convivono. E solo un’osservazione, cioè un esperimento scientifico, elimina una delle possibilità. L’uomo Ettore Majorana, invece, ha avuto un destino ben determinato, anche se nessuno è in grado di dire quale. Nel nostro mondo la vita e la morte si oppongono secondo le regole della logica classica, Majorana ha creato una rappresentazione dove la sua fine sembrasse governata dalle stesse regole probabilistiche della fisica quantistica. Suicidio, fuga all’estero o ritiro in convento? Ciascuna delle tre ipotesi più plausibili ha trovato illustri difensori. I familiari di Majorana, dopo anni di speranza, hanno alla fine abbracciato la tesi del suicidio. Forse più per necessità di dimenticare che per reale convinzione. Majorana era pessimista e deluso dalla vita, ma era credente e razionale, e il suicidio non è cattolico né logico, ha sempre sostenuto il fratello Luciano. Leonardo Sciascia, nel suo libro, propende per il ritiro in convento, dove lo scienziato si sarebbe rifugiato impaurito dalle applicazioni che la «sua» fisica atomica lasciava intravedere. Ma le richieste fatte al Vaticano per controllare negli archivi non hanno mai avuto risposta. Infine Erasmo Recami, professore di fisica catanese, forse il più autorevole biografo di Majorana, appoggia l’idea della fuga in Argentina dove sarebbe morto negli anni Settanta. Tre testimoni locali hanno dichiarato di aver avuto contatti con il fisico. Anche in questo caso, però, le tracce si perdono tra i «forse», i «pare» e i «sembra». Che fine ha fatto quell’omino scuro di capelli, carnagione e carattere? Forse davvero non lo sapremo mai, come intuì Fermi: «Se ha voluto scomparire sicuramente ci è riuscito». L’unico che può svelare il mistero è Majorana stesso. Magari è ancora vivo, ha appena festeggiato il suo centesimo compleanno, e da settanta anni ha smesso di bere i litri di latte che usava per tenere a bada la gastrite. 

Fonte:clicca qui


 ETTORE MAJORANA e LA TERRA CAVA

È assai interessante ed importante proporre la storia di uno dei più grandi scienziati della fisica atomica, scomparso misteriosamente nel Marzo del 1938, del quale non si è mai più saputo nulla a livello ufficiale.
La storia di Ettore Majorana è collegata inevitabilmente con la Terra cava e sicuramente non è stato il solo ad avere avuto una così straordinaria esperienza.
Dopo oltre 60 anni dalla sua "misteriosa" scomparsa ci s'interroga ancora su quale vera fine egli abbia fatto. Congetture, supposizioni, ricerche, ipotesi e giudizi sinora non hanno dipanato il grande enigma che riguarda uno dei più illustri e geniali fisici nucleari del XX° secolo.
Il problema è il seguente: perché il giovane scienziato siciliano, di nobile famiglia, dotato di qualità intellettive strabilianti e precursore di notevoli conoscenze nel campo della fisica atomica, di carattere mite e buono, ricco di humor e molto affettuoso con la famiglia e con gli amici, decide, ad un certo punto della sua vita, di diventare un misantropo fino a scomparire misteriosamente?
Si è pensato ad una fuga dettata dalla follia, ad una crisi etica e religiosa, ad un suicidio, ad un rapimento da parte dei servizi segreti di qualche nazione estera, ad un barbone vissuto fino a qualche anno fa a Mazara del Vallo (Sicilia) e addirittura alla sostituzione di persona.
Che cosa si nasconde, in verità, dietro tutto questo?
Si vuole nascondere semplicemente che un grande scienziato, buono e cosciente, abbia lottato sino alla completa rinuncia del proprio orgoglio per impedire ad un suo amico e collega, di nome Enrico Fermi, di sviluppare una direzione errata e disastrosa della fisica nucleare.
Inoltre si vuole nascondere che un mezzo volante d'origine extraterrestre lo abbia portato consenziente in un luogo sicuro, al riparo da ogni forma di decadenza morale e spirituale.
Eraclito, già nel 500 a.C., ebbe a dire: "La verità si sottrae all'evidenza attraverso la sua inverosimilità".
Per conoscere tutta la verità credo che sia sufficiente munirsi di un po' di coraggio e quindi uscir fuori dalla cittadella dove viviamo da parecchi millenni ed oramai logora, che propone sempre luoghi comuni, conoscenze limitate e spesso pilotate.
Riassumiamo i fatti più salienti della vita di Ettore Majorana, per poi interpretare il significato del suo comportamento, mancante, secondo Enrico Fermi, del semplice buon senso, fino ad arrivare a scoprire l'arcano.
Il padre, l'ingegnere Fabio Massimo Majorana, e la signora Dorina Corso, alla fine del XIX° secolo, costituiscono una delle famiglie più agiate della città di Catania. Ettore è il quarto dei cinque figli. Già all'età di tre-quattro anni evidenzia una precocità intellettuale straordinaria ed incredibile. Quando non sa praticamente leggere ancora i numeri gli vengono somministrate prove di calcolo di notevole difficoltà, come moltiplicazioni di numeri con parecchie cifre, estrazioni di radici quadrate e cubiche. In queste occasioni si infila sotto un tavolo e da lì comunica, dopo alcuni secondi, i risultati esatti. Come scacchista poi, già a sette anni, diviene famoso in tutto il territorio siciliano per le sue rapide vittorie.
Per sapere altre notizie leggiamo il documento che Ettore scrisse personalmente con la sua naturale modestia e che venne redatto nel Maggio del 1932:
«Sono nato a Catania il 5 Agosto 1906. Ho seguito gli studi classici conseguendo la licenza liceale nel 1923; ho poi atteso regolarmente agli studi di ingegneria in Roma fino alla soglia dell'ultimo anno. Nel 1928, desiderando occuparmi di scienza pura, ho chiesto e ottenuto il passaggio alla Facoltà di Fisica e nel 1929 mi sono laureato in Fisica Teorica sotto la direzione di S.E. Enrico Fermi svolgendo la tesi: "La teoria quantistica dei nuclei radioattivi", ottenendo i pieni voti e la lode. Negli anni successivi ho frequentato liberamente l'Istituto di Fisica a Roma seguendo il movimento scientifico e attendendo a ricerche teoriche di varia indole. Ininterrottamente mi sono giovato della guida sapiente e animatrice di S.E. il professor Enrico Fermi.»



Voyager - Ettore Majorana






Ettore Majorana,si riapre il caso del fisico scomparso
I carabinieri sentiranno un teste che disse in tv di averlo visto in Argentina



Ettore Majorana, in una delle rare foto conosciute


ROMA - I carabinieri del nucleo investigativo di Roma ascolteranno il testimone che in un'intervista televisiva ha detto di aver visto a Buenos Aires alla fine della seconda guerra mondiale, Ettore Majorana, il fisico catanese nato nel 1906 e scomparso misteriosamente nel 1938, a soli 32 anni.

IL MISTERO - 
Della vicenda si è parlato anche in occasione di una puntata di «Chi l'ha visto». In particolare, fu intervistato un italiano, emigrato in Venezuela a metà degli anni Cinquanta, il quale espresse il convincimento di aver frequentato a lungo Majorana, anche se questi non gli avrebbe mai rivelato la propria identità. A settantatrè anni di distanza dalla sua scomparsa, dunque, la Procura di Roma ha di fatto riaperto il caso - mai risolto - della scomparsa del fisico, al quale si devono numerose intuizioni, tra cui quella del neutrino, la particella misteriosa che da decenni anima il dibattito scientifico. Proprio come il mistero sulla sparizione del catanese affascina e fa discutere schiere di biografi e semplici appassionati. L'ultima volta che fu visto si stava imbarcando da Palermo su un battello diretto a Napoli. Ma nella città del Golfo, Ettore Majorana, tra le menti più brillanti della fisica, per un certo periodo vicino ai «ragazzi di via Panisperna» di Enrico Fermi, non arrivò mai. Il giovane scienziato si dileguò nel nulla. Il giallo, negli ultimi giorni si è arricchito di nuovi indizi, portati alla luce da Erasmo Recami, il maggiore biografo del fisico.


GENIO E SREGOLATEZZA - 
Tormentato e geniale, Majorana ebbe una vita fuori del normale. Era uno spirito libero dotato di una straordinaria vena polemica. Spesso polemico al limite dell'offesa nei confronti dei suoi insegnanti, ai quali contestava mancanza di preparazione o «miopie» scientifiche - tanto da meritare il soprannome di «Grande Inquisitore» - era stato un bambino prodigio e poi un giovane fisico teorico estremamente promettente. Ettore Majorana era nato il 5 agosto del 1906 da una delle migliori famiglie di Catania. Quarto di cinque fratelli che si distinsero tutti in qualche campo particolare: chi nella giurisprudenza, chi nell'ingegneria, chi nella musica. Uno zio, Quirino, era un grande nome della fisica sperimentale; un altro, Dante, rettore dell'Università di Catania.


VIA PANISPERNA -
 «Da lontano appariva smilzo, con un'andatura incerta; da vicino si notavano i capelli nerissimi, la carnagione scura, le gote lievemente scavate, gli occhi nerissimi e scintillanti: nell'insieme l'aspetto di un saraceno». L'amico Edoardo Amaldi, nel 1927, lo ricordava così, mentre insieme al compagno di corso Emilio Segrè arrivava al Regio Istituto di Fisica di via Panisperna, a Roma. Tutti e tre avevano frequentavano la facoltà di Ingegneria, poi si erano lasciati convincere dall'appello di Orso Mario Corbino, direttore dell'Istituto, a passare agli studi di fisica approfittando del fatto che l'astro nascente della fisica, Enrico Fermi, era venuto a insegnare fisica teorica a Roma proprio nell'Istituto diretto da Corbino. Le sue tracce si persero sul postale che da Palermo lo avrebbe dovuto portare a Napoli, il 26 marzo del 1938. La famiglia fece di tutto per rintracciarlo: indisse anche un premio, enorme per l'epoca, per avere notizie. Ma non trapelò mai nulla di certo.


L'ENIGMA -
 Un enigma a cui si sono date varie soluzioni: suicidio, rapimento da parte di qualche Paese che conduceva studi atomici, crisi mistica e fuga in un convento. L'ipotesi che trovò più credito fu che si fosse buttato tra i flutti, ma il mare non restituì mai il suo corpo. Sul caso tornò Leonardo Sciascia che sul mistero che avvolge la morte di Majorana costruì uno dei suoi romanzi, andando oltre la cronaca e scavando dentro l'anima dell'uomo: «La scomparsa di Majorana» uscì nel 1975. Sciascia presta fede all'ipotesi del ritiro assoluto, piuttosto che credere a fughe per interessi o al suicidio. Majorana, secondo l'ipotesi dello scrittore, potrebbe aver calcolato la potenza della fissione atomica qualche mese prima che l'avvenuta scissione dell'atomo fosse resa nota e ne giustificasse l'immaginazione. Il presagio di un orrore imminente lo avrebbe angosciato tanto da scatenare un conflitto interiore che l'avrebbe indotto a scomparire.
01 aprile 2011


Tratto da:clicca qui


TESTIMONIANZE SULLA TERRA CAVA

"SI IPOTIZZA TRA LE NUMEROSE TEORIE SULLA SCOMPARSA DI MAJORANA,CHE ESSO AVEVA ORMAI RAGGIUNTO UN LIVELLO INTELLETTIVO MA ANCHE SPIRITUALE TROPPO ELEVATO E PURO PER LA SOCIETA' IN CUI SI TROVAVA,SU NUMEOSI DOCUMENTARI GIRA VOCE CHE ESSO NON SIA MORTO  MA CHE SIA STATO PORTATO DA ESSERI AVANZATI  NELLE CAVITA' DELLA TERRA AL RIPARO E CHE ANCOR OGGI VIVA LI,IN MONDI DIVERSI DA QUELLO SUPERFICIALE IN CUI VIVIAMO.ECCO PERCHè HO PENSATO BENE DI AGGIUNGERE QUALCHE NOTIZIA LEGATA ALLA "TERRA CAVA"

Un certo numero di "chiamati" si sono recati nella profondità planetaria, o in astrale, o a piedi, o con l'aereo o in un'astronave. È come rileggere, in altra chiave, "Viaggio al Centro della Terra" di J. Verne.Prima dell'ultima deviazione polare, lì dove prima si trovava il Polo Nord, cioè sull'Himalaya, l'entrata non accedeva a Shambhala, ma, come più volte ricordato da E. Siragusa, ad una meravigliosa città che sorgeva fra i ghiacci circondata di boschi rigogliosi ed incantevoli fiori profumati: è conosciuta come Shangri-Là! Questo luogo in seguito sprofondato ed ora segretissimo, cela nei suoi archivi tutta la storia dell'umanità ed è ben custodito e protetto da guardiani incorruttibili, pronti ad aprire le porte agli studiosi della prossima generazione. Il Consiglio dei Saggi Tibetani è in rapporto con i Maestri di questo Luogo ed hanno fatto sapere qualcosa che rimane, per i più, velato dalla meraviglia e dal mistero: esistono enormi stanze contenenti tutto ciò che concerne il sapere, l'arte, gli strumenti, i costumi, ogni seme di pianta, ogni tipo di roccia, ogni immagine appartenente alla laboriosa storia dell'uomo terrestre. Alcuni raccontano anche di essersi recati internamente al Pianeta, accompagnati da Angeli. Il più sublime racconto ci viene dalla Divina Commedia di Dante Alighieri, in cui descrive molto meticolosamente tre continenti, luoghi, gli esseri che li abitano. Accompagnato da Virgilio, un Angelo particolare che ha tutti gli accessi consentiti, ci descrive più che altro i diversi stati d'animo, di sofferenza e di gioia, degli esseri e delle anime che vi abitano, gli infiniti giochi della tenebra e della Luce. La purezza della sua precisione è in armonia con quanto rivelato in questo testo.Altri, pur essendo accompagnati nel loro viaggio astrale, ci riportano sensazioni più pratiche come le descrizioni dell'interno di palazzi di cristallo con riflessi di madreperla, giada, intarsiati con arabeschi in oro ed aver visitato stanze che la più accesa fantasia scientifica terrestre non può neanche immaginare. Cosa non è possibile a Coloro che manipolano la Luce?Alan Scott Davis ha raccontato, nel suo volume "Cosa accadrà nel Terzo Millennio?", l'incontro con questi Maestri. Tra l'altro nel libro viene detto: "Queste montagne che tu vedi, non sono ricoperte solo da ghiacci, ma esistono dei passaggi sotterranei e ben nascosti, attraverso i quali si accede a valli meravigliose, nelle quali sembra che l'inverno non esista. Lì vivono esseri illuminati che governano e dirigono l'esistenza planetaria. Solo chi è chiamato da Loro può raggiungerli. Uno di questi gli disse: Oggi siamo arrivati ad un periodo speciale nel quale fervono i preparativi per aprire la grande porta di una nuova era che dovrà condurre gli uomini ad una grande civiltà.Un viaggio animico lo hanno fatto i coniugi Anne e Daniel Meurois-Givodan, raccontato nel volume "Viaggio a Shambhala". Praticamente ci sono stanze di controllo totale di ogni dinamismo energetico, geologico, tellurico, umano terrestre. Nella cultura orientale, le stanze dell'archivio totale sono chiamate "Tempio della Conoscenza", in cui vi sono migliaia di libri con dentro i disegni simbolici delle mutazioni che hanno segnato il progresso terrestre e planetario, ed al centro di una stanza vuota vi è il libro dell'avvenire.Sono entrati in una stanza a forma di dodecaedro in materiale di roccia sublimata. L'interno è come una sfera tridimensionale su cui è rappresentata la Terra con tutte le sue strutture e superfici interna ed esterna. Gli operatori di questo "strumento" di controllo, tengono sotto osservazione ogni flusso vitale terrestre e gli interventi umani.Riferiscono di aver visto sulla città un gigantesco Diamante che è in sintonia con le linee di forza terrestri, come forza motrice.E poi hanno visto il Giardino del Sole, luogo di boschi e città dai tetti di cristallo vivo, tutto trasfigurato dalla Luce e da suoni armoniosi.Ricordo in proposito che le astronavi madri, sono fornite di queste strumentazioni. Io stesso, in un viaggio astrale, ho visto strumenti di controllo a carattere spaziale, comprendente la Galassia, il Sistema Solare, ogni singolo Pianeta. Mi hanno dato nelle mani un astuccio lungo circa 16 centimetri, largo 10 e spesso 3, che sembrava un monitor piatto; sulla facciata anteriore vedevo proiezioni stellari, poi lo ho aperto e nei due schermi a destra ed a sinistra vedevo i movimenti del nostro viaggio internamente ai pianeti del nostro Sistema Solare e nell'altro potevo zoomare per esaminare la Terra dallo spazio (ed era bellissima!) dovunque volessi avvicinarmi, senza limiti. Purtroppo, nel momento in cui mi entusiasmavo ad usarlo, sono tornato nella dimensione terrena.In una loro teoria, i geofisici Rittmann e Kuhn, considerando la curva di forte caduta di discontinuità sismica intorno ai 2.900 Km. di profondità e certi calcoli di compressione dinamica, statica e di viscosità dei vari elementi in rapporto a diverse pressioni, giunsero alla conclusione che il nucleo terrestre fosse composto di idrogeno indifferenziato e l'accelerazione di gravità fosse nulla al centro.Mi ha riferito in una intervista, l'accademico biochimico Pantellini Gianfranco, allievo del famoso fisico Ettore Majorana, che un giorno discusse con lui sulle energie a bassa temperatura ed il prof. Majorana pensava che il Sole fosse freddo anche nella corona. Mi fece l'esempio di quando si gonfiano le ruote di una bicicletta e la temperatura si riscalda verso l'esterno mantenendo freddo l'anello centrale.Questo ci fa capire come il moto vorticoso e la condensazione delle masse solari nella formazione dei Pianeti, produca energia gravitazionale, certe temperature nella corona esterna e vuoto all'interno per centrifugazione.Straordinarie testimonianze a questo, furono date da alcune delle 39.953 scattate dal satellite Essa 7 lanciato dalla Nasa, il 23 novembre 1968 mentre sorvolava il Polo Nord.

Foto e ingrandimento del Polo Nord

Foto ripresa dal Satellite Essa 7



Foto del Satellite Essa 7
Sopra ogni altra testimonianza tangibile perché vissuta come "Spedizione Aerea" è quella dell'Ammiraglio R. Byrd, scritto nel suo diario e spiegato nel libro "Il Grande Ignoto" da Raymond Bernard.In effetti alcuni scrittori di inizio secolo, in base ai resoconti di vari esploratori artici, descrissero la teoria della Terra 
vuota ed aperta ai poli, come William Reed e Marshall Gardner.Molti testimoniano che, penetrando in questo Nuovo Mondo, l'ago della bussola comincia a declinare verso il basso, la temperatura diventa tiepida, c'è vento forte e polveroso, si incontrano volpi, farfalle, api, lepri, uccelli tropicali ed altri animali, vegetazioni rigogliose. In base ad altri dettagli, Gardner parlò di un "Sole centrale". Varie mitologie eschimesi, cinesi, indù, egiziane, parlano di una razza che vive internamente alla Terra, un po' come la razza degli Dei della Hyperborea.In alcuni passi della religione esquimese si dice che "...credono in un mondo futuro. L'anima, dopo la morte, discende sotto terra e raggiunge varie dimore, la prima delle quali è qualcosa come il purgatorio. Le anime buone lo attraversano e avanzano più all'interno, scoprendo dimore sempre più belle, fino a giungere a quella dove regna la perfetta felicità. Qui il Sole non tramonta mai...".Grigori Rasputin, alla domanda su chi gli avesse insegnato e conferito certi poteri, rispose di essersi incontrato con "uomini verdi provenienti dal Nord".Una frase del Lama Turgut dice: "Il palazzo del Re del Mondo è circondato da quelli dei Guru, che controllano le forze visibili ed invisibili della terra, dal suo interno fino al cielo, e sono padroni di vita e di morte. Se la nostra folle umanità continuerà le sue guerre, essi potranno venire sulla superficie e trasformarla in un deserto. Essi potrebbero disseccare gli oceani, cambiare i continenti in distese di acque e far scomparire le montagne. Essi, a bordo di straordinari veicoli, sconosciuti da noi, viaggiano a velocità incredibili dentro i tunnel della terra".E questo lo testimoniamo su quanto si spiega sul Popolo dei Grigi.Lo scrittore Ossendowski parla di tunnel sotterranei che collegano con l'impero di Agharta, dove scorrono avanzate astronavi.Riporto un articolo pubblicato in Francia sui misteri dei sotterranei cinesi. Dice così: "Un certo numero di antichissime leggende tibetane, cinesi, indiane, parlano dell'esistenza di un fantastico regno sotterraneo situato al confine dell'Himalaya dove risiede il 'Re del Mondo', incaricato di guidare l'evoluzione spirituale dell'umanità".Ora i satelliti americani incaricati di scoprire le ricchezze minerarie del Pianeta, hanno confermato l'esistenza di una immensa rete di gallerie sotterranee sotto tutto il territorio della Cina. Nel 1961, un archeologo dell'università di Pechino aveva scoperto l'entrata di uno di questi sotterranei, sotto il massiccio di Homan. La galleria che egli aveva potuto visitare presentava delle pareti sorprendentemente lisce e verniciate, decorate di affreschi. Su una di esse, si vedeva una sorta di scudo volante carico di uomini che inseguivano dall'alto una mandria di bestie selvagge. Nel 1969 sono stati scoperti sotterranei identici nell'equatore che risalgono almeno a 12.000 anni fa, anche questi con delle possibili raffigurazioni di macchine extraterrestri. La perplessità degli archeologi è totale.


FONTE:clicca qui


2 commenti:

  1. SI ERA UN ESSERE SUPERIORE,AVEVA CAPITO TUTTO,E A COSA AVREBBE PORTATO IL SUO LAVORO....IL NUCLEARE......ora è al centro della Terra nell ELDORADO protetto e amato <3

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    1. ;) spero che sia cosi....una storia stupenda.

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