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domenica 17 marzo 2013

Piramide di Cheope, nuovi misteri: scoperta una nuova stanza


 tratto da: clicca qui


Lui si chiama Djedi e di professione fa l'archeologo. Da qualche settimana è diventato celebre quasi come Howard Carter, lo studioso britannico che nel 1922 entrò per primo nella tomba di Tutankhamon, ma non si è assolutamente montato la testa: Djedi è infatti un robot, che alla fine dello scorso maggio ha permesso ai suoi colleghi umani di vedere, per la prima volta dopo 4500 anni, cosa c'è nei meandri più profondi della Piramide di Cheope, in Egitto.
Costruita probabilmente come tomba dell'omonimo faraone attorno al 2570 a.C., questo imponente monumento, nasconde ancora parecchi segreti. Uno dei meglio custoditi riguarda due piccole gallerie a sezione quadrata larghe circa 20 centimetri che partono da una dalla Camera della Regina e si diramano verso nord e verso sud per fermarsi improvvisamente davanti a quelli che sembrano due portoncini di pietra decorati da borchie metalliche.
Giza, LaPresse
E proprio la presenza di questi elementi inusuali — è la prima volta che si scopre del ferro all'interno di una piramide — ha scatenato le ipotesi più fantasiose: che siano le maniglie di una porta che conduce a una camera nascosta? Oppure, come ritengono alcuni, ciò che resta di un sistema elettronico lasciato sul nostro pianeta dagli alieni?
Il mistero è stato risolto, almeno in parte, da Djedi, il robot esploratore progettato e costruito da Rob Richardson, un ingegnere dell'Università di Leeds (UK). Djedi è infatti riuscito a penetrare in uno dei piccoli condotti e ad inserire la sua telecamera flessibile all'interno di un foro praticato nella porta di pietra nel 2002 da un suo predecessore. (Il vero volto di Tutankhamon)

Le prime immagini inviate dal robot hanno mostrato un minuscolo locale sulle cui pareti sono presenti numerosi georoglifici realizzati con pittura rossa. Secondo gli archeologi potrebbero essere dei numeri, delle specie di appunti presi dai muratori che hanno realizzato la struttura. Una volta decifrati, potrebbero rappresentare la chiave per risolvere il mistero.
Djedi ha permesso per la prima volta di vedere il retro della porta borchiata confermando, a discapito delle teorie più creative, che gli elementi metallici hanno solo una funzione ornamentale.
Su cosa ci sia più oltre, gli scienziati sono divisi: secondo alcuni questi due tunnel hanno una funzione esclusivamente ornamentale mentre secondo altri, tra cui Zahi Hawass, Ministro Egiziano per le antichità e responsabile del progetto Djedi, potrebbe esserci un ulteriore locale segreto. Quella che fino ad oggi è sempre stata considerata la camera sepolcrale potrebbe infatti essere solo un locale fittizio: l'obiettivo di chi progettava e realizzava le piramidi era quello di nascondere la salma del defunto re nel modo migliore possibile. I due condotti potrebbero quindi avere la funzione simbolica di passaggi per l'anima del faraone.
Il futuro della missione al momento è però piuttosto incerto: la forzata uscita di scena del Presidente Egiziano Mubarak ha reso precarie le posizioni di tutto il suo establishment, compreso Zahi Hawass.

Un robot archeologo svela i segreti di Cheope

DUE CUNICOLI, UNA PORTA MISTERIOSA E, FORSE, UNA CAMERA SEGRETA. LA SOLUZIONE DEI MISTERI DELLA PIRAMIDE DI CHEOPE AFFIDATA A UN PICCOLO ROBOT.

di: Franco Severo

Cosa si nasconde nella Grande Piramide di Giza? La parola ai robot (© Adam Jones/Corbis)
Lui si chiama Djedi e di professione fa l'archeologo. Da qualche settimana è diventato celebre quasi come Howard Carter, lo studioso britannico che nel 1922 entrò per primo nella tomba di Tutankhamon, ma non si è assolutamente montato la testa: Djedi è infatti un robot, che alla fine dello scorso maggio ha permesso ai suoi colleghi umani di vedere, per la prima volta dopo 4500 anni, cosa c'è nei meandri più profondi della Piramide di Cheope, in Egitto.
Cosa si nasconde nella Grande Piramide di Giza? La parola ai robot (© Adam Jones/Corbis)

Cosa si nasconde nella Grande Piramide di Giza? La parola ai robot (© Adam Jones/Corbis)

Tunnel segreti e borchie misteriose
Costruita probabilmente come tomba dell'omonimo faraone attorno al 2570 a.C., questo imponente monumento, nasconde ancora parecchi segreti. Uno dei meglio custoditi riguarda due piccole gallerie a sezione quadrata larghe circa 20 centimetri che partono da una dalla Camera della Regina e si diramano verso nord e verso sud per fermarsi improvvisamente davanti a quelli che sembrano due portoncini di pietra decorati da borchie metalliche.
E proprio la presenza di questi elementi inusuali – è la prima volta che si scopre del ferro all'interno di una piramide – ha scatenato le ipotesi più fantasiose: che siano le maniglie di una porta che conduce a una camera nascosta? Oppure, come ritengono alcuni, ciò che resta di un sistema elettronico lasciato sul nostro pianeta dagli alieni?


Nel video qui sotto le spettacolari immagini registrate da Djedi. L'articolo prosegue sotto il filmato


Exclusive video - Hidden Hieroglyphs in the Great Pyramid - Djedi robot





Salto nel buio
Il mistero è stato risolto, almeno in parte, da Djedi, il robot esploratore progettato e costruito da Rob Richardson, un ingegnere dell'Università di Leeds (UK). Djedi è infatti riuscito a penetrare in uno dei piccoli condotti e ad inserire la sua telecamera flessibile all'interno di un foro praticato nella porta di pietra nel 2002 da un suo predecessore.
Le prime immagini inviate dal robot hanno mostrato un minuscolo locale sulle cui pareti sono presenti numerosi georoglifici realizzati con pittura rossa. Secondo gli archeologi potrebbero essere dei numeri, delle specie di appunti presi dai muratori che hanno realizzato la struttura. Una volta decifrati, potrebbero rappresentare la chiave per risolvere il mistero.
Djedi ha permesso per la prima volta di vedere il retro della porta borchiata confermando, a discapito delle teorie più creative, che gli elementi metallici hanno solo una funzione ornamentale.

E dopo?
Su cosa ci sia più oltre, gli scienziati sono divisi: secondo alcuni questi due tunnel hanno una funzione esclusivamente ornamentale mentre secondo altri, tra cui Zahi Hawass, Ministro Egiziano per le antichità e responsabile del progetto Djedi, potrebbe esserci un ulteriore locale segreto. Quella che fino ad oggi è sempre stata considerata la camera sepolcrale potrebbe infatti essere solo un locale fittizio: l'obiettivo di chi progettava e realizzava le piramidi era quello di nascondere la salma del defunto re nel modo migliore possibile. I due condotti potrebbero quindi avere la funzione simbolica di passaggi per l'anima del faraone.
Il futuro della missione al momento è però piuttosto incerto: la forzata uscita di scena del Presidente Egiziano Mubarak ha reso precarie le posizioni di tutto il suo establishment, compreso Zahi Hawass.

tratto da: clicca qui

LA CINTURA DI ORIONE, MISTERO DELLE PIRAMIDI EGIZIE
 RITROVATE IN UN AMULETO

Si dice che tre indizi facciano una prova. Non è mai stato così vero quanto nel campo dell'archeologia egizia, sopratutto nell'ultima scoperta archeologica avvenuta, come tutte le scoperte di successo, per puro caso. La cosa più sconvolgente è che questi tre indizi giungono da tre piani dello spazio completamente diversi, possiamo dire che ogni indizio porta in sé un livello nascosto di realtà e di localizzazione distante sia spazialmente che temporalmente. Quando per la prima volta si ipotizzò che le piramidi egizie nella piana di Giza fossero l'esatta copia delle tre stelle della cintura di Orione, il mondo accademico fece spallucce a questa ipotesi.
Cintura di orioneIntanto perché non esistevano collegamenti che rendessero ipotizzabile una tale scoperta archeologica,
 intanto perché qualcuno aveva semplicemente allineato una foto del satellite con tre stelle del cosmo. Un indizio sulla superficie della terra, in una piana desertica vista dall'occhio di una macchina volante: tre piramidi allineate perfettamente in diagonale, e un altro indizio proveniente dall'altro capo della terra, verso il cosmo, all'orizzonte della costellazione di Orione, lì giacevano tre stelle - stesso allineamento, stessa assurda casualità, stessa disposizione geometrica - stelle di cui forse oggi ammiriamo solo la loro intensità luminosa, nate milioni di anni fa e oggi, forse, morte da secoli. Tutto in Egitto come nel cosmo, anche se morto sotto coltre di secoli sabbiosi e celati nell'oscuro silenzio, sembra essere dannatamente eterno. Sia il cielo, sia le stelle, sia le piramidi il cui profilo la notte sfiorano il manto tempestato di diamanti notturni, tutto in quel mistero egizio sembra godere di una Eternità senza fine.
Affondare in un silenzio cosmico che verrà restituito all'eternità e alla storia. Solo dopo anni, quando alcuni archeologi ebbero un'idea brillante, il mondo accademico rivolse il proprio interesse a quello strano allineamento tra stelle e piramidi egizie.
Fin dal principio, infatti, tutti gli egittologi erano convinti che quei canali che dalla stanza del faraone, nella piramide di Cheope, viaggiavano fino al cielo erano solo e soltanto delle banali prese d'aria. Poi un archeologo collegò la disposizione delle costellazioni al momento storico in cui vennero costruite le piramidi egizie. La scoperta fu sensazionale: quei corridoi d'aria puntavano perfettamente alla costellazione di Orione. Ma dopo anni da quella scoperta, dopo innumerevoli conferenze e libri, dopo pubblicazioni scientifiche e degne lezioni magistrali con applausi e accademici simposi sul tema, non era stato ancora trovato qualche reperto che collegasse intenzionalmente l'intenzione del faraone a disporre le piramidi esattamente come le stelle della cintura di Orione.
Nel 2008 il Daphne Museum acquista all'asta un piccolo insignificante oggettino, un amuleto egizio risalente a circa il 2000 a.C. Uno scarabeo con incisi, sul retro, tre piccoli punti senza nessun senso. Molto dopo, quei punti che non hanno nulla a che vedere con i geroglifici né con il copto, né con altri segni egizi, furono palesemente collegati con quella che sembrava essere una mera coincidenza: le tre piramidi e le tre stelle di Orione. Questo terzo indizio fu restituito all'archeologia da un piano sotterraneo dello spazio, dalle oscure profondità di una tomba, incastrato tra le maglie di strette fasciature di una mummia.
Tre indizi, uno proveniente dal cielo, uno sulla superficie del deserto, uno nelle profondità di una tomba. entrambi riportano la stessa immagine, entrambi raccontano di tre puntini, tre stelle, tre piramidi allineate secondo un ordine cosmico, un ordine umano, un ordine sacro. Tre livelli che si fondono assieme per confermare un sospetto che gli archeologi egizi nutrivano da sempre: che il nostro mondo lo abbiamo creato guardando le stelle e che la nostra vita è condizionata dalle costellazioni, misteriose e lontane, irraggiungibili ed eterne, più che da quello che ci cade ogni giorno sotto i nostri occhi. Perché, in fondo, il fascino del cosmo come meta irraggiungibile e orizzonte eterno ha sempre rapito l'animo umano dagli albori del tempo.

Dr. Luigi Di Vaia
fonte:www.daphnemuseum.it
fonte:www.egittophilia.net

Archeologo Egiziano dichiara: le piramidi contengono tecnologia aliena
Il capo del Dipartimento di Archeologia dell'Università del Cairo, 
il dottor Ala Shaheen nel dicembre 2010 aveva dichiarato al pubblico che
ci potrebbe essere la verità alla teoria che gli alieni hanno aiutato gli 
antichi egizi a costruire la più antica delle piramidi, la Piramidi di Giza. 
Essendo stata ulteriormente interrogata dal Sig. Marek Novak, 
un delegato dalla Polonia se la piramide potrebbe ancora contenere 
tecnologia aliena o anche un UFO con la sua struttura, il dottor Shaheen, 
è stato vago rispondendo "Non possoconfermare o smentire questo, 
ma c'è qualcosa dentro la piramide, che "non è di questo mondo"
.I delegati alla conferenza su antiche architetture egiziane erano 
rimasti scioccati,ma il dottor Shaheen aveva rifiutato di commentare 
ulteriormente o elaborare dichiarazioni relative a UFO e alieni. 
Già negli anni 90, il KGB avrebbe trovato la tomba di un umanoide alieno 
ed effettivamenta sembra essere qualcosa sotto quella piramide.S
pesso negli antichi scritti degli egizi, si parla di esseri venuti dal cielo,
 scesi tra le luci, che hanno portato loro la tecncologia
e il segreto per la costruzione delle piramidi. 
Antiche leggende Egizie parlano del  Tep Zepi, ovvero il periodo in cui 
li dei del cielo scesero sulla terra sollevando acqua e fango. 
Questi dei volavano su"barche", e hanno portato il sapere attraverso i faraoni.
Tutto ciò è poi savanito con l'avvento del Cristianesimo. La Chiesa avrebbe 
cercato di nascondere tutto ciò, ma nel suo stesso simbolismo, ne compaiono 
dei riferimenti.Quindi poniamoci sul rasoio di Occam e chiediemoci,
 la risposta più probabile potrebbe essere quella più semplice?


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